martedì 10 settembre 2019

Storie di giocattoli

Nel 1996 fummo tutti colpiti e contagiati da Toy Story (1995), il film in computer grafica di John Lasseter portò la Pixar a vincere l'Oscar e cambiò per sempre il cinema di animazione. Woody lo sceriffo, Mr. Potato, i soldatini di plastica e tutti gli altri giocattoli della cameretta del piccolo Andy prendevano vita in sua assenza e si organizzavano per fronteggiare la minaccia rappresentata dell'ultimo arrivato: Buzz Lightyear, l'invadente eroe spaziale con il braccio laser. Toy Story creava la magia di un mondo alternativo in cui i giocattoli erano dotati di vita propria proprio come ciascuno di noi, quando eravamo bambini, avevamo sempre immaginato.

Andrea Angiolino, infaticabile cacciatore di storie, dopo i giochi "dal nascondino al sudoku" (Gallucci editore, 2017) mette sotto osservazione i giocattoli "dall'aquilone al tamagotchi". In 90 voci ci sono tutti gli oggetti che hanno ancora oggi nutrono i ricordi della nostra infanzia. Il mio preferito era un orsacchiotto marrone scuro, con gli occhi neri, che è stato maltrattato fino alla completa distruzione. E poi, un po' più avanti negli anni, il burattino di Pinocchio che mio padre aveva costruito per me in vero legno di pino.
Di ogni giocattolo Andrea Angiolino racconta le origini, spesso contrastate, avventurose, occasionali, frutto del pensiero divergente, dell'incrocio fortunato di una opportunità trascurata da qualcuno e raccolta da un altro fino a portarla a un successo clamoroso, come nel caso della Lego.

Lo sguardo d'insieme su queste storie getta una luce nuova sui giocattoli, non solo per il loro legame con le scelte di vita professionale che molti di loro hanno fatto forse influenzati da uno di questi oggetti che si è fissato nel loro immaginario plasmandone la creatività, ma per le forti connessioni che  i giocattoli hanno con il mondo della produzione industriale, con la fisica dei materiali, con la progettazione e la modellistica.
I giocattoli esistono da sempre. Ogni oggetto, anche il più insignificante, dalla mollica di pane al sassolino raccolto sulla spiaggia, nelle mani di un bambino diventa un giocattolo. Tuttavia i giocattoli inventati e costruiti come strumenti di gioco sono molto più recenti. Entrano a pieno titolo nella vita delle famiglie solo con la costruzione della camera dei bambini e quindi con la borghesia del XIX secolo. Non possiamo immaginare il mondo dei giocattoli senza la cameretta che li contiene. Non c'è Toy Story senza il piccolo Andy. Lascio a voi trarre le conseguenze di questa semplice osservazione.

Storie di giocattoli, di Andrea Angiolino (con disegni di Alessandro Sanna, Gallucci editore, euro 14,90).

martedì 3 settembre 2019

rpg story 48: Universe - The Role-Playing Game of the Future

All’inizio degli anni '80 tutti i produttori americani di boardgame avevano capito ormai che il gioco di ruolo si era fatto strada e aveva fatto presa anche sui vecchi giocatori abituati ai regolamenti complessi. La SPI (Simulation Publications, Inc.), la "storica" casa di produzione di wargame fondata da Jim Dunnigam nel 1969, nel suo disperato tentativo di mantenersi a galla aveva già provato a entrare in questo mondo con Dallas e, poco dopo, con Dragonquest. Sia il primo che il secondo titolo, per quanto di buona fattura, non furono sufficienti a fermare la catastrofe e la successiva acquisizione, nel 1983, da parte della TSR, editrice di Dungeons & Dragons.

Universe - 1981
Universe seguì lo stesso destino: le produzioni di role playing erano già ampiamente coperte da titoli creati in proprio dalla TSR e pertanto le pubblicazioni cessarono immediatamente. D'altra parte Universe, da alcuni ritenuto anche migliore di Traveller, era più vicino alla sensibilità dei giocatori di wargame appassionati di modelli di simulazione che ai giocatori di ruolo veri e propri.

La prima impressione, aprendo la scatola del gioco, era di trovarsi di fronte a un classico boardgame: regolamento con paragrafi in rigorosa gerarchia di numerazione, sistema di combattimento tattico tra astronavi, griglia esagonale, counters colorati. Insomma, il classico fan della SPI si poteva sentire a casa propria, ma un giocatore che aveva iniziato con D&D o con Runequest provava un certo senso di disagio. La plancia di gioco e la mappa di esplorazione dei principali sistemi stellari con la tabella di calcolo delle distanze potevano mettere in difficoltà anche il più accanito nerd della Stanford University.

Eppure gli elementi fondanti del role playing fantascientifico c'erano tutti: la creazione del personaggio dalla nascita in poi, con un sistema di generazione ad allocazione di punteggi e acquisizione di skills, ambiti professionali ben delineati, poteri psionici, un'ambientazione intesa a valorizzare l'esplorazione scientifica e le relazioni interstellari. Purtroppo la complessità sistemica finiva per prendere il sopravvento. Oggi, io stesso, mi sento più indulgente verso questi modelli di simulazione sofisticati e ammirevoli nella eleganza della architettura complessiva. Ma in quegli anni il gioco di ruolo andava già in un'altra direzione e la mia scheda di allora è una testimonianza della benevola superficialità con la quale molti di noi guardavano a questi prodotti.

Universe - cover orig. 1981[LG]

UNIVERSE
The Role-Playing Game of the Future

Autore: John H. Butterfiled
Editore: Simulations Publications, Inc. (USA)
Anno di edizione: 1981
Genere: science fiction

Un GdR di esplorazione interstellare molto orientato al wargame e al combattimento tra astronavi. Una chicca per collezionisti e giocatori esperti.

[L. Giuliano, In principio era il drago, Proxima: Roma, 1991, pag. 155]